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P. K. DICK: ILLUSIONE DI POTERE (DOMINARE ATTRAVERSO GUERRA E DROGA)



"La vita è fatta di configurazioni della realtà che si presentano così."

Illusione di potere è un altro parto del 1963, anno davvero fecondo per Philip K. Dick. Si tratta dell'ennesimo tentativo di dar voce alle proprie ossessioni attraverso figure e tematiche potenti che si intrecciano insieme alle linee narrative. Da un lato abbiamo Eric, medico che entra al servizio di Molinari, il governatore delle Nazioni Unite, un uomo spesso malato, al quale garantisce le cure necessarie e un costante ricambio di organi. Nella vita privata Eric sta rompendo con sua moglie, Kathy, la quale sperimenta una droga di nuova produzione, pericolosa e debilitante, il cui effetto è nientemeno che il viaggio nel tempo.
Il contesto entro cui si svolgono le vicende è quello di un triangolo di guerra interplanetario tra i Terrestri, gli Stariani e i Reeg (questi ultimi degli insettoni giganti). L'operato di Molinari è fondamentale per mantenere gli equilibri di potere ed evitare catastrofi. Per perseguire i suoi complicati piani e assicurarsi la propria presenza al vertice per lungo tempo, Molinari fa uso di "copie" di se stesso provenienti da realtà parallele. A questo punto l'intreccio si infittisce iniziando a risultare confuso, proprio come le percezioni di chi utilizza la droga temporale.
Illusione è uno di quei romanzi di cui, una volta chiusa l'ultima pagina, è faticoso richiamare alla mente un quadro complessivo chiaro in tutte le sue sfaccettature, come se anziché una linea retta vi sia un grande scarabocchio pieno di zig-zag. Nonostante le evidenti imperfezioni, emergono bene i temi di cui Dick vuole parlarci. A cominciare dalla relazione tra Eric e Kathy, turbolenta e destinata al fallimento, ennesimo esempio dell'impossibilità – secondo Dick – di rapporti coniugali duraturi e costantemente appaganti. È noto che Kathy sia stata modellata sulla terza moglie dello scrittore, Anne.

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L'uso di droghe è un altro elemento che inizia a farsi ricorrente: qui la droga produce un risultato che va al di là del danno alla salute della persona, essendo il mezzo con cui si realizza il viaggio nel tempo, e come tale bramato per scopi di predominio politico. Come in Noi marziani e I simulacri, la droga è nuovamente strumento di soggiogamento e potere. Molto più tardi, in testi come Un oscuro scrutare, Dick scaverà molto in profondità nel tema dei possibili effetti cerebrali degli stupefacenti.
L'elemento distintivo di Illusione di potere rispetto ad altre opere è senza dubbio il triangolo di guerra tra le civiltà. Dick prende una porzione della storia vera, da lui vissuta, e la usa come base per delineare un'inquietante parabola sul futuro. La guerra che incombe nel 2055 dickiano, infatti, è una riproposizione del triangolo tra l'Italia fascista (nel romanzo, la Terra), la Germania nazista (gli Stariani) e gli Alleati (i Reeg). Lo stesso Molinari, pur non essendo descritto come un leader implicitamente cattivo dato che agisce per il bene della Terra, sembra modellato su Mussolini (alleato con gli Stariani, teme l'invasione da parte dei Reeg, che si intuisce vinceranno la guerra alla fine). La Seconda Guerra Mondiale torna a prevalere nel world-building di Dick dopo La svastica sul sole e I simulacrianche se questa volta sotto spoglie aliene.
Abbiamo quindi di fronte un romanzo che parla di potere e dominazione, e degli strumenti collettivi (guerra) o individuali (droga) per farlo. Ma ciò che manca a Illusione di potere è una forma definitiva, una chiarezza complessiva. O forse, più semplicemente, il mosaico di narrazioni che costruisce ha un impatto più debole di altri. Ma l'effetto della sua lettura è disarmante e riesce comunque a imprimere nel lettore ciò che vuole trasmettere. Come altri romanzi di Philip K. Dick, poggia principalmente sulle idee e non possono certo essere considerati “bei romanzi” o letture da spiaggia.
Nella sua forma grezza, poco limata, spigolosa e a tratti confusa, risiede il viscerale bisogno di esprimersi ed esorcizzare le proprie ossessioni da parte di un autore che scrive senza interruzioni cinque romanzi in un solo anno, come se da essi dipendesse la sua stessa vita, o quantomeno la sua salute mentale. E il fatto è che le cose stavano esattamente così (se volete saperne di più, consiglio le biografie di Lawrence Sutin e di Emmanuel Carrère).

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