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P. K. DICK: TEMPO FUOR DI SESTO (IL TRUMAN SHOW DICKIANO)


Tempo fuor di sesto è un testo chiave per Philip K. Dick, datato 1958 (edito l'anno successivo). Da questo momento infatti l'autore inizia ad attirare più attenzione nel panorama letterario di fantascienza, pur mantenendosi ligio allo spirito critico verso l'attualità che lo contraddistingue sin dall'inizio. Il romanzo è uno dei migliori della sua prima fase letteraria, ma non solo, è notevole anche in generale, ed è stato di ispirazione per altri scrittori e registi nel corso del tempo.
Siamo alla fine degli anni Novanta e la Terra è nel bel mezzo di una guerra interplanetaria. Il protagonista, Ragle, è un precognitivo le cui doti sono utili all'umanità per anticipare i bombardamenti dei nemici che si sono insediati sulla Luna. Peccato che lui non lo sappia. Per riuscire ad applicare le sue doti, Ragle vive una vita organizzata su misura dentro i confini di una cittadina in stile anni Cinquanta, appositamente costruita per lui. Qui è una celebrità: vince ogni giorno il concorso "indovina dove si troverà oggi l'omino verde", grazie al quale il mondo esterno ottiene le sue previsioni.


Il nucleo del romanzo è il percorso di scoperta da parte di Ragle di una macchinazione così al di sopra di tutto ciò che conosce da fagocitare l'intero suo universo. A rompere l'incantesimo sono alcuni dettagli fuori posto, anacronistici, che inizia a notare: per esempio trovare un elenco telefonico del futuro. Una sorta di Grande Fratello o di Truman Show a scopo bellico, che è una originale variazione dickiana delle distopie orwelliane, dopo le diverse angolazioni con cui ha trattato i sistemi totalitari nelle opere precedenti (Lotteria dello spazio, E Jones creò il mondo, Occhio nel cielo, Redenzione immorale).
La facciata artefatta e perfetta della città è concepita come scenario ideale che consenta a Ragle di vivere serenamente, ignaro della vera portata delle sue azioni quotidiane. Il mondo esterno è in guerra: un mondo ostile, piegato alla sopravvivenza e al potere, capace di questo e altri soprusi per garantirsi un domani. Ma il bel teatrino nel quale Ragle vive è anche il pretesto grazie al quale l'autore critica (e lo fa in modo trasparente, niente affatto mascherato) il suo presente, epoca allo stesso tempo d'oro e di forte tensione. Dick ci sbatte in faccia il marcio che si nasconde dietro l'idilliaca cartolina con cui vengono solitamente promossi e ricordati gli anni Cinquanta. Essi sono il fondamento delle sue molteplici visioni di società future dominate da massmedia, oppressione ed eccessi, dove l'identità individuale si smarrisce. Che poi è ciò che capita a Ragle quando il suo mondo inizia a crollare pezzo per pezzo.

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