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KING: CHI PERDE PAGA (2015), POSSEDERE IL PROPRIO IDOLO FINO ALLA MORTE

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Finders Keepers è il secondo volume di una trilogia che ha per protagonista il detective in pensione Bill Hodges, conosciuto nel precedente Mr Mercedes. Nella mia analisi di quel libro, l'ho definito un romanzo di genere (detective story) che fa l'occhiolino alla popolosa scena massmediatica di crime series. In pratica uno “scherzetto” verso la narrativa d'altri tempi tanto cara a King, così come lo è stato, ma sul lato horror-gotico, il recentissimo Revival. Chi perde paga – pensavo nel momento in cui iniziavo a leggere – sarà un libro sullo stesso stile, semmai ancor più “irriverente”. No. A parte il fatto – che già era assodato – che a King piace, sì, zigzagare tra i generi, ma piace anche soddisfare il lettore in qualsiasi circostanza, senza quindi essere mai “strafottente” o “controverso” nei confronti del suo pubblico. Poi, sono bastate cinquanta pagine per rendermi conto che, in Finders Keepers, la detective story (e lo stesso detective Hodges) ha la consistenza di un'ombra o l'importanza della foglia di insalata che correda la bistecca. King parte in quinta con un libro che è suo, e intendo suo del tutto: non uno scherzetto tipo tascabile hard-boiled (cosa che comunque nemmeno Mr Mercedes era), ma un signor thriller con temi a cui lo scrittore è molto interessato.
Negli anni 70 uno scrittore osannato dalla critica, Rothstein, viene ucciso da un suo fan sfegatato, Morris, che ne ruba soldi e taccuini segreti. Fa appena in tempo a sotterrare il malloppo in un baule, poi finisce in carcere per stupro. Decenni dopo, un ragazzino di nome Pete si imbatte nel baule, nei soldi e nei taccuini. Finché Morris esce con la condizionale e non vede l'ora di rimetter mano al suo tesoro. Non impiega molto a risalire a Pete. Hodges viene coinvolto quasi per caso, poco prima della resa dei conti. Questa la trama in soldoni: semplice, pulita, esposta in modo lineare (il passato prima, narrato in modo tradizionale, il presente poi, narrato al tempo presente), con uno sviluppo prevedibile a grandi linee ma sempre interessante per il puzzle di personaggi (ne entrano in gioco di più rispetto alla mia succinta sintesi).
Un punto in comune con Mr Mercedes è che, sin dall'inizio, il lettore sa chi è l'assassino (cosa che differenzia questi libri da semplici gialli o detective stories). Una grossa differenza è che, mentre in Mr Mercedes c'è il poliziotto che bracca l'assassino e l'assassino che tende trappole al poliziotto, in Chi perde paga ci sono due antagonisti che, prima, fronteggiano ciascuno la propria vita fatta di miserie e violenza, poi alla fine si fronteggiano l'un l'altro, quando entrano in contatto. E in questo fronteggiarsi, il poliziotto involontariamente viene coinvolto e ci mette il becco, senza fare più di tanto la differenza.
Il vero scontro è tra due individui che hanno più cose in comune di quanto desiderino ammettere. Il confronto tra i due è il vero punto di interesse per King, in quanto si lega strettamente alla letteratura. La struttura del romanzo è quella di un thriller, esattamente come Misery, e i personaggi sono dotati di quotidianità e incisività insieme, proprio come in Misery. È impossibile non pensare a questo celebre romanzo degli anni 80 mentre si legge la parte prima, quella dell'omicidio dello scrittore. Quindi, se in Mr Mercedes l'obiettivo di King era quello di riuscire in un effervescente gioco crime, con uno psicopatico sopra le righe per cattivo, il cuore di Finders Keepers sta nel mettere in scena una storia accattivante che parli, attraverso personaggi accattivanti, di una tematica accattivante. Non una sorpresa, certo: King si pone sempre questo obiettivo quando intende scrivere un signor romanzo (poi può decidere di giocare sui pesi mettendo qualche sassolino in più da una parte e qualcuno in meno dall'altra). Un equilibrio tra tre forze sulle quali Mr King la fa da padrone.
Sulla sua capacità di narrare una storia accattivante è inutile soffermarsi. Idem per i personaggi: i suoi libri parlano, respirano e vivono attraverso e grazie ai suoi personaggi (mai ne ho incontrati di stagnanti tali da rompere suddetto equilibrio). In Chi perde paga non ci sono personaggi nuovi o mai letti, in fondo si tratta di un assassino con un'ossessione e un ragazzino temprato da una famiglia sfortunata. A renderli più interessanti di ciò che sarebbero è la tematica che li fa agire. E credo che questa sia il punto di forza del romanzo, sia perché lo rende molto diverso da Mr Mercedes (traducendo così la presunta trilogia in un'entità che ancora non riesco a definire, ma di fatto non è una trilogia come la intendiamo abitualmente), sia perché lo inserisce a pieno titolo nella produzione più sentita e autobiografica dello scrittore del Maine.

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Qual è la tematica? Evidente: la scrittura, nel bene e nel male. La letteratura. L'amore sviscerato e la follia che può generare. L'omicidio: John Lennon insegna. In Misery, una pazza rapisce il suo scrittore preferito e lo tiene prigioniero costringendolo a scrivere ancora e ancora del suo personaggio preferito. In Finders Keepers, Morris uccide Rothstein, esponente di una letteratura alta, perché non sopporta che il suo ultimo romanzo abbia preso una svolta commerciale e che Rothstein si sia ritirato dalle scene, adagiandosi sugli allori della critica. È un assassino con una cultura notevole, dotato di quel genere di passione-ossessione per cui conosce a memoria le battute di romanzi letti e riletti. Durante i trent'anni di carcere, è il pensiero dei taccuini che sono là ad aspettarlo a mantenerlo sano di mente: l'idea di poter uscire e leggere i due romanzi segreti che Rothstein ha composto sui taccuini. Pete viene introdotto a Rothstein in tenera età e sviluppa la stessa passione per i suoi personaggi. Una volta messe le mani sui taccuini, possedere i due manoscritti segreti di Rothstein anche per lui rasenta quasi l'ossessione. È il fatto di essere un bambino a salvarlo, o almeno questo è quello che King pare volerci dire. Come in altre sue opere, l'infanzia è un'età di saggezza e innocenza, pertanto un ragazzino riesce a essere molto più forte e integro di un cinquantenne pluriomicida. Morris è il peccatore destinato alle fiamme dell'inferno, Pete è colui che dal peccato viene sfiorato ma (forse grazie al Ka) ha la forza per allontanarlo. Alla fine, quando è costretto a sacrificare qualcosa sull'altare (i taccuini o la propria vita e la vita della propria famiglia?), la scelta non gli richiede un secondo più del necessario. Il rammarico e il dubbio tuttavia restano, perché le ossessioni scavano nel profondo. La retorica è lontana da King, come sempre, ciononostante i ruoli che mette in scena sono chiari e, va detto, perfetti nel suo macrocosmo. Perché non è difficile immaginarsi Pete nel Club dei Perdenti (IT) o combattere un vampiro psichico (Doctor Sleep): è uno di quei personaggi, se mi intendete (e mi intendete se siete Fedeli Lettori).
Tutto il “mercato dell'ossessione” che circonda il mondo dei libri viene qui menzionato attraverso situazioni e personaggi: il valore dei taccuini di Rothstein, Halliday e il suo negozio di libri antiquari, e naturalmente la follia dietro al desiderio di possesso verso il proprio idolo (o verso un personaggio fittizio). Infine, la letteratura “alta” contrapposta a quella “di massa” è un tema caldo per King, che proprio poche settimane fa ha pubblicato un articolo su una rivista americana dove discute la comune concezione che uno scrittore molto prolifico e vicino a generi popolari non abbia lo stesso “calibro” artistico-letterario di uno scrittore che pubblica ogni morte di Papa e viene letto nelle scuole. Come se dai tempi di stesura di un romanzo dipendessero le sue qualità intrinseche. Il discorso e gli esempi portati da King non fanno una piega e smontano questo concetto assurdo, che riecheggia in Chi perde paga. Rothstein ha scritto tre libri, il primo dei quali gli è valso il Nobel per la letteratura, il terzo dei quali si è inimicato i fan che idolatravano più di tutto la sua “purezza artistica”. Rifiutandosi di pubblicare altro, prima di finire ucciso da Morris conduce una vita ritirata e miserevole, scrivendo solo per se stesso. Non ci sono dichiarazioni e messaggi, semplicemente in Finders Keepers il paesaggio che King ritrae è quello in cui vive in qualità di scrittore famoso: un luogo che conosce bene tanto quanto il Maine.
Al di fuori della trama di cui ho parlato fin qui, ci sono un paio di scene in cui Hodges va a fare visita a Brady, l'assassino della Mercedes protagonista del romanzo precedente. Il finale, alquanto criptico, preannuncia che End of Watch (il terzo romanzo previsto in USA per la primavera 2016) chiuderà il cerchio tornando al punto d'origine, ma forse con qualcosa di ancora diverso, e definitivamente kinghiano: il soprannaturale.

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