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PHILIP J. FARMER (pt.2): IL FIUME DELLA VITA



Il fiume della vita (1971) è il romanzo che apre il Ciclo del Mondo del Fiume (o Riverworld), forse l'opera di più celebre di Philip J. Farmer. È la storia della resurrezione dell'umanità sulle rive di un fiume in una sorta di eden naturale, che subito si svela come un pianeta alieno. La civiltà ricomincia da zero, tra chi si abbandona alle proprie pulsioni e chi si interroga sulla nuova realtà.
Con questo libro (il primo della serie), Farmer realizza il miglior riassunto sia della sua forma narrativa che del suo pensiero: un'avventura che si fa spunto per speculazioni metafisiche. I personaggi devono fare i conti con la loro indole più primordiale: la civiltà riparte lentamente dallo stato preistorico, segnata dal sangue, ed “essere umani” si traduce in un nuovo, disinibito inizio (si risorge nudi, si assumono droghe, eccetera).
L'ossessione dei protagonisti è di arrivare alle risposte: ovvero risalire il Fiume fino alle sorgenti. “Gli alieni che hanno portato a termine l'impresa sono dèi? Ciò che essi utilizzano per mantenere ricreare la personalità dei defunti è l'anima o qualcosa di diverso? […] I protagonisti di Farmer finiscono sempre per confrontarsi con la propria umanità. Pur partendo da ruoli eccezionali, creatori di universi, personaggi storici, ribelli, visti con la lente di Farmer si rivelano essere null'altro che uomini, con le loro debolezze e le loro pulsioni” (da www.fantascienza.com)
Protagonista della vicenda è Richard Burton, un esploratore del XIX secolo realmente esistito, che incrocia il destino di altri personaggi di ogni epoca e provenienza; tutta la saga è costellata di figure reali.
In Il fiume della vita l'autore si misura con gli elementi che lo interessano ricavando il miglior risultato, lasciandoli fluire nella sua forma concisa e creando il crogiolo perfetto. Si tratta di un romanzo breve e privo di una conclusione definitiva, perché la storia prosegue (ma in altre direzioni) nei successivi libri del ciclo. Farmer non scrive per dare risposte e questo romanzo (vincitore del premio Hugo) è perfetto così com'è: una bella storia e un colorito spunto di riflessione sui temi più universali su cui l'uomo si interroga da sempre.
Il ciclo è stato ripubblicato di recente da Fanucci.
Pagella: idee alla base *****, sviluppo ***½, consigliato ****½

Alle sorgenti del fiume (1972) è il secondo libro del Ciclo di Riverworld. La vicenda, che ha per protagonisti Mark Twain e Giovanni d'Inghilterra, ruota esclusivamente intorno ai conflitti tra le civiltà nascenti, sollevando più volte il problema del razzismo con espliciti riferimenti alla discriminazione dei neri in America. Nel frattempo si cerca di costruire un favoloso battello per poter risalire il fiume, ma ciò non avviene (contrariamente a quanto fa credere il titolo italiano).
Mancano, in questo libro, tutti gli aspetti che rendevano così significativo e brillante il primo, riducendosi a una trama d'azione che perde di mordente dopo poche pagine, ovvero dopo che si parla di un gruppo di “prescelti” che risaliranno il fiume per scoprire il complotto alieno che sta dietro la resurrezione (c'è una Torre Nebbiosa, che a molti ricorderà Stephen King, che sembra essere il cuore del mistero). Davvero prolisso e riducibile ai pochi capitoli essenziali che discutono qualche concetto (razzismo, politica) e che fanno da ponte tra il primo e il terzo libro.
Pagella: idee alla base **, sviluppo *, consigliato *½


Il grande disegno (1977) è il più lungo tra i libri del ciclo. I personaggi da gestire si fanno più numerosi e le vicende si intersecano avanzando verso la conclusione (seppur ancora lontana). Intanto si discute di fede e religione, discriminazione e sessualità. La storia, essenzialmente, narra di come gruppi diversi di persone intraprendano, con ragioni e modalità diverse, la stessa ricerca, mano a mano intersecandosi con tanto di colpi di scena e battaglie, a seguito delle premesse raccontate nei due capitoli precedenti.
Farmer riprende quota in modo brillante e avvincente, usando i suoi personaggi migliori, sebbene ogni tanto ecceda un po' nei passaggi storico-biografici. Sempre molto attento alla parte filosofica, discute – attraverso i personaggi – delle Chiese che tentano di spiegare gli eventi del Mondo del Fiume, delle convinzioni religiose dei personaggi stessi. Nonché del loro passato letterario – in questo episodio entra in gioco persino Jack London – e personale – nel personaggio di Jill, una bisessuale e femminista, troviamo il Farmer più provocante che discute l'etica della sessualità.
Pagella: idee alla base ***, sviluppo ***, consigliato ***

Il labirinto magico (1980) fu originariamente inteso da Farmer come l'ultimo della serie (qualche anno dopo però aggiunse un quinto libro, Gli dei del fiume). Le vicende dei due personaggi chiave – Burton da una parte e Twain dall'altra – giungono a una conclusione comune, insieme a quelle di molti altri personaggi apparsi negli episodi precedenti (alcuni altri si perdono per strada).
La prima metà del libro è incentrata su una battaglia e sui regolamenti di conti, risultando eccessivamente dispersiva ai fini della storia. Nella seconda, il nucleo di “prescelti” compie l'ultima parte del viaggio, giunge alla torre e scopre la verità sulle resurrezioni. Qui Farmer tratteggia la sua interessante ipotesi sull'esistenza dello spirito extracorporeo e autocosciente, e la possibilità della vita eterna e della resurrezione. La possibilità di comprendere e controllare, attraverso una tecnologia progredita, questo processo è al centro del dibattito etico che è il principale interesse dell'autore.
Da un punto di vista prettamente letterario, è evidente che le domande sollevate nel primo libro e così potenti in quanto domande, trovano ora una risoluzione non altrettanto efficace, a ritmo di complotti, tecnologie avanzate e colpi di scena.
Pagella: idee alla base ****, sviluppo ***, consigliato **½

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